Le origini delle Varsity Jackets
La storia delle Varsity Jacket inizia nel 1865 negli Stati Uniti d’America. La squadra di baseball dell’Università di Harvard indossò per la prima volta un maglione di lana molto pesante, con una lettera H a carattere cubitale ricamata al centro.
Inizialmente si trattava di un uniforme di squadra, indossata dagli studenti che praticavano anche sport all’università. I più meritevoli potevano tenere la maglia, mentre chi stava in panchina doveva restituirla. Inoltre nel primo periodo, solo i giocatori che raggiungevano determinati livelli di performance o un certo numero di presenze potevano avere la lettera ricamata sulla maglia. All’epoca infatti la Varsity Jacket era conosciuta come Letterman Jacket: la giacca dell’uomo della lettera, uno studente che ha raggiunto un alto livello giocando per la squadra del proprio ateneo.
Negli anni successivi gli studenti sportivi della Harvard iniziarono ad indossare la giacca anche fuori dal campo, nella vita universitaria di tutti i giorni. La parola varsity è infatti un’espressione slang che significa università: quindi letteralmente una giacca da ateneo universitario.
Lo sviluppo tra sport e università
Negli anni successivi anche i giocatori di football, pallacanestro e altri sport universitari iniziarono a usare una propria giacca.
L’anno di svolta fu il 1930, quando quel maglione di lana con una lettera ricamata al centro si trasformò nella Varsity Jacket come la conosciamo oggi. I giocatori avevano bisogno di abbigliamento più pesante per resistere al freddo, così furono aggiunte le maniche lunghe in pelle e i bottoni al centro. La lettera fu spostata definitivamente su un lato del petto, non più al centro.
Da lì in poi la Varsity Jacket si diffuse in modo capillare in tutto il mondo accademico: università private, scuole superiori, college. La giacca diventò uno status symbol, un capo fondamentale nell’armadio di ogni atleta studente d’America.
Il grande fascino della Varsity Jacket risiedeva nel fatto che la giacca era per tutti i giocatori, ma un’atleta per poter indossare la lettera doveva guadagnarsela con le prestazioni sul campo. Tuttavia nel corso degli anni successivi la giacca entrò a far parte della moda quotidiana degli studenti universitari, non solo degli sportivi.
Anche le varie confraternite universitarie iniziarono a dotarsi di una giacca personalizzata. Portare una giacca con l’iniziale della propria università o della propria confraternita era motivo di orgoglio e un simbolo di appartenenza da mostrare a tutti.
Gli anni 80′: dal mondo accademico alla strada
Negli anni 80′ ci fu l’esplosione definitiva della Varsity Jacket come capo di abbigliamento diffuso a livello globale.
A dare avvio a questa ascesa furono le principali squadre professionistiche nazionali di baseball, football e basket, le quali iniziarono ad adottare e commercializzare le proprie Varsity Jacket. Nel mondo della pallacanestro i primi a farlo furono i New York Knicks e i Boston Celtics: i tifosi ovviamente iniziarono a comprare le giacche e a indossarle.
In parallelo anche il mondo della musica contribuì a diffondere la moda. Nel 1983 Michael Jackson nel videoclip del suo successo planetario “Thriller”, indossava infatti una Varsity Jacket di colore rosso con una lettera “M” ricamata. Successivamente altri personaggi famosi, cantanti, djs e attori inserirono quel tipo di giacca nei propri outfit, facendola scoprire a un pubblico sempre più ampio.
Qualche anno dopo sempre attraverso la musica la Varsity Jacket entrò in un nuovo settore: lo streetwear. L’hip-hop che nei primi anni 90′ si appropriò della giacca universitaria, rendendola uno dei capi street per eccellenza, simbolo inconfondibile di quella sottocultura. Gruppi di grande successo come gli NWA o i Run-Dmc indossavano Varsity Jackets nei loro videoclip e ad ogni angolo di strada c’era un ragazzo con addosso una di quelle giacche.
La Varsity Jacket era ormai uscita dall’ambito sportivo universitario e si era trasformata in un capo di abbigliamento iconico, riconosciuto e indossato da chiunque in tutto il mondo.
Le patches
Nei primi anni le patches consistevano semplicemente in una lettera ricamata in stoffa. Nel caso di Harvard, gli atleti stessi scelsero la lettera H, iniziale del nome dell’ateneo. Chi siglava un record o faceva una performance di un certo livello otteneva la lettera e poteva aggiungerla alla propria giacca. Si trattava quindi di un riconoscimento, un simbolo da sfoggiare e con cui mostrare agli altri la propria abilità in uno sport.
Nel corso degli anni le patches furono personalizzate con vari inserti: la stella per il capitano, il simbolo raffigurante la mascotte universitaria, il numero identificativo del giocatore, una o più lettere in aggiunta alla prima.
L’evoluzione continuò con migliaia di varianti personalizzate a seconda dei font, dei colori, di bordi e ombreggiature e dei vari simboli. Ad esempio le patch utilizzate nelle giacche delle confraternite erano lettere greche. Invece quelle relative a particolari obiettivi raggiunti nel campo delle arti contenevano la scritta “Art” per distinguerle da quelle sportive.
Sono trascorsi più di 100 anni dalla prima Varsity Jacket e ci sono state numerose modifiche ed evoluzioni nel corso del tempo. Tuttavia ancora oggi la forma essenziale è rimasta la stessa di un tempo, una lettera in stoffa ricamata su una giacca pesante e per il resto spazio alla fantasia.