Storia Del Vintage e Come Cambia nel Tempo

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Che Cos’è il Vintage? E quando Nasce?

La storia del Vintage inizia nella seconda metà del XX secolo come movimento che ha l’obiettivo di ridare vita a produzioni di abiti passate da almeno 20 anni, valorizzando lo stile, la fattura e i marchi d’epoca.

Negli anni ’40 molti governi, tra cui quello britannico, imposero un regime di razionamento del cibo e dei tessuti con lo scopo di ridurre l’uso di materiali per il confezionamento di abiti. Si incoraggiò il riciclo e l’impiego di elementi decorativi con cui impreziosire i vestiti divenne addirittura illegale. Maniche e gonne divennero sempre più corte, i bijoux venivano realizzati con tappi di sughero e le scarpe create all’uncinetto con la rafia e il legno per la mancanza di cuoio.

La nascita di questo movimento risale al dopoguerra, quando gli adolescenti iniziarono a sentire il bisogno di distinguersi e avere un loro stile di abbigliamento, nonché la libertà di espressione che la guerra aveva portato via.

 

Il cambiamento del Vintage nel Tempo

L’outfit Vintage subì numerosi cambiamenti nel corso del tempo, dovuti in gran parte ai numerosi cambiamenti che il mondo ha vissuto negli ultimi 70 anni.

Nel Dopoguerra l’industria tessile, ebbe una grande crescita dovuta all’aumento della domanda di vestiti, mancati durante la guerra; si avvertiva l’aria di cambiamento, la voglia di distinguersi e il bisogno di un aumento della qualità della vita. Questi eventi furono precursori della nascita e la rinascita di tantissimi marchi duraturi, i cui vestiti vintage, a giorno d’oggi, sono molto rari e ricercati.

 

Storia del Vintage Anni ’50

I precursori del vintage furono gli adolescenti degli anni ’50, non più sacrificati al lavoro o allo studio, iniziarono a dare vita a movimenti socio-culturali rivoluzionari, attraverso la moda, la musica, la filosofia e la letteratura.

Parigi fu uno dei primi centri nella storia del vintage grazie agli Esistenzialisti Parigini. Formati da giovani con pensieri molto diversi fra loro, li accomunava la visione dell’esistenza umana come nucleo di riflessione: si opposero alle condizioni di malessere e alle crisi economiche del dopoguerra, soprattutto in Germania e in Francia, assumendo comportamenti prevalentemente irrazionali. Loro non lavoravano e proprio come conseguenza di ciò, nacquero i primi mercatini Vintage della storia, dove si commerciavano vestiti e libri usati.

 

Anni ’60

Gli anni ’60 furono decisivi per il boom del vintage, che vide protagonisti gli Hippie. Erano un movimento di “ribelli” e anticonformisti che prese vita nell’America del dopoguerra per ribellarsi a quegli adulti che avevano creato disordini e disagi economico-sociali. Gli Hippie erano anticonsumisti e sentivano il bisogno di esprimere se stessi attraverso il look, iniziarono quindi a personalizzare gli indumenti secondo il loro stile. Diedero il via alla diffusione di capi di abbigliamento diventati iconici per la storia del Vintage e non solo, come i jeans a zampa di elefante, jeans a vita bassa e le bandane.

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Parallelamente nacquero anche altre culture. Quella Rock, caratterizzata da giacche in pelle, stivali e jeans, e la cultura Mod, con i suoi foulard, i maglioni a collo alto, i gioielli colorati e le minigonne. Il bisogno di distinguersi inizia a formare il look delle persone, dando per la prima volta un vero e proprio significato alla parola “stile”.

Durante tutti questi cambiamenti, nacque anche il primo negozio “vintage”: si trovava a New York e proponeva abiti di seconda mano. Nel frattempo nella città Campana Resina, nacque un altro mercatino vintage che esiste ancora oggi. Le sue origini risalgono a quando all’arrivo delle truppe alleate nel 1943, i cittadini riuscirono a rubare paracadute, tessuti, tute ecc.. utilizzate in seguito per creare biancheria. In questo modo diedero vita a una vera moda, tanto che iniziarono a comprare balle chiuse provenienti dall’America e contenenti abiti da lavoro e di seconda mano. Solo nel 1965, quando le truppe alleate lasciarono Napoli, i cittadini di Resina crearono un vero e proprio mercato chiamato “mercatin ‘r’e’ pezz ‘american” (mercatino degli stracci americani), che fiorì proprio in questi anni.

 

Anni ’70: un periodo di svolta nella storia del Vintage

Gli anni ’70 sono visti come un prolungamento del decennio passato e il significato di vintage cambia faccia. Ormai non è più solo un’opportunità per i poveri di vestirsi, ma diventa un trend pian piano sempre più popolare non solo fra gli hippie, ma anche fra la gente comune.

Nascono altre culture come il Punk, che esalta ” l’estetica del brutto “, mentre la parola “stile” prende sempre più forma; indossare un certo tipo di occhiali piuttosto che un altro poteva addirittura indicare un certo orientamento politico.

A metà degli anni ’70 vediamo protagoniste le gonne lunghe e le scarpe con la zeppa (tornate sulle passerelle nel 2021), le t-shirt non sono più solo maglie intime, ma una parte integrante del look. L’oggettistica esaltava lo stile dell’India e dei nativi americani: piume, collane indiane, argenti messicani, collane con perline dei nativi americani e turbanti.

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Anni ’80

Negli anni 80′, ormai tutte le persone, prendono consapevolezza dell’opportunità di crearsi uno stile individuale. La moda inizia a prendere piede in modo radicale e molto personale, infatti, gli stili di questi anni erano molto diversi fra loro. Alla fine degli anni ’80 gli stilisti si ispiravano agli abiti degli anni ’40-’50, ridando vigore alla percezione del vestito vintage, che oltre a essere percepito come di altissima qualità, era sempre più raro e ricercato.

Anni ’90 ad Oggi

Negli anni ’90, il vintage smette definitivamente di essere una moda anticonformista e anticonsumista, iniziando ad essere una tendenza che arriva fino ai nostri giorni.

I giovani, ancora protagonisti, indossavano gli iconici jeans Levi’s che diventano una vera e propria cultura senza tempo. Le differenze di spessore della tela e il fit distinguono i jeans vintage da quelli moderni. A completare il look: magliette oversize, t-shirt infilate nei pantaloni, maglie “crop top”, bomber, anfibi, stampe a quadri, tute da ginnastica e occhiali piccoli e tondi.

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In questi anni nelle città si ha un aumento dei mercati vintage, dove si vendono vestiti e oggetti di antiquariato come mobili, ceramiche e gioielli. In aggiunta crescono i negozi fisici che vendono vestiti vintage, ma anche marchi che abbinano il nuovo al vecchio dando vita a un riciclo continuo. Inoltre, nella prima metà del XXI secolo, il vintage inizia a rappresentare un potente mezzo contro l’inquinamento che peggiora sempre di più da alcuni anni.

Noi di Annodo crediamo nell’abbigliamento Vintage e puntiamo a diffondere questa tendenza soprattutto a chi non la conosce, insegnando la storia e offrendo capi di una fattura migliore di molte marche odierne.

 

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