Le origini del denim
Molto probabilmente ciascuno di voi avrà un paio di jeans nell’armadio, ma pochissimi conoscono le origini di questo capo di abbigliamento iconico e diffuso in tutto il mondo. La storia del denim americano e giapponese come li conosciamo oggi inizia nel XV secolo in Europa.
Chieri in Piemonte e Nimes in Francia furono le prime due città a dare avvio alla produzione del denim,
un tipo di stoffa ideale per gli abiti da lavoro, molto robusta, con intrecci di fustagno e di colore blu.
Proprio la città di Nimes diede il nome al denim: De Nimes, il luogo originario di quel prodotto. Il nome jeans deriva invece dal francese Blue de Genes, blu di Genova, perchè è proprio dal porto ligure che
i mercanti esportavano la merce in tutto il mondo.
La differenza tra i due termini sta nel fatto che il denim, indica il tipo di materiale, mentre il jeans indica il modello di pantalone divenuto iconico proprio con l’utilizzo di quel tessuto.
Ma se le origini del denim sono legate a Francia e Italia, saranno altri due paesi a portare questo capo di abbigliamento alla ribalta su scala mondiale:
Stati Uniti e Giappone.
Denim americano
Negli Stati Uniti a inizio 800′ cresceva la
“febbre dell’oro” e i cercatori necessitavano di
capi di abbigliamento robusti e resistenti. Proprio per soddisfare questo bisogno, numerosi imprenditori dell’epoca iniziarono a produrre abiti da lavoro come giacche, grembiuli e pantaloni realizzati con tessuto denim proveniente dall’Europa.
Tra fine 800′ e inizio 900′ furono applicate diverse modifiche di sartoria: i rivetti in rame per rinforzare le tasche, il taschino per orologio e monete, la seconda tasca posteriore, la zip al posto dei bottoni e infine i passanti per la cintura.
Attraverso queste innovazioni milioni di persone iniziarono ad indossare il denim, non più solo lavoratori o cercatori d’oro, ma
anche le persone comuni. Di lì a poco arrivò anche
in Europa, grazie ai soldati americani che dopo aver vinto la guerra li indossavano fieri in giro per le città e ai turisti americani in visita.
Levi’s
Levi’s è senza dubbio il marchio di jeans più famoso al mondo. La storia dell’azienda inizia
a metà 800′ quando un giovane imprenditore tedesco, Löb Strauß, si reca negli Stati Uniti con una valigia carica di tessuti di
tessuti di origine europea, tra cui proprio la tela di Nimes. Qualche anno dopo Löb, ormai pienamente integrato nella società americana,
si trasferisce a San Francisco dove la “febbre dell’oro” aveva portato migliaia di lavoratori in cerca di fortuna.

Andando incontro ai
bisogni dei cercatori d’oro perfezionò i denim, rendendoli
più resistenti e aggiungendo dei rivetti rinforzati grazie al supporto del sarto Jacob Davis. Grazie a queste modifiche, le tasche non si scucivano per il peso degli attrezzi metallici utilizzati in miniera. Nel 1873 registrò il marchio Levi Strauss & Co insieme ai fratelli dando inizio a una storia gloriosa che continua ancora oggi.
Ciò che rende unici e inconfondibili i Levi’s è la trapuntatura a doppio arco nelle tasche posteriori e la
red tab, la piccola etichetta rossa cucita lungo il bordo della tasca, oltre alla
patch in cuoio con la raffigurazione dei due cavalli, ideata dal nipote di Levi.
Lee
Henry David Lee era un imprenditore attivo nel campo del petrolio e poi dell’agricoltura. Conosceva bene gli affari e aveva capito quanto fosse
importante che i lavoratori indossassero indumenti di alta qualità, comodi e resistenti. Questo non era sempre possibile, sia per la mancanza dei prodotti, sia per l’enorme richiesta.
Nel 1911 così realizzo una
tuta da lavoro per gli agricoltori, realizzata in denim. Si chiamava Union-All ed era molto pratica e resistente, adatta a tutti i tipi di lavoro manuale in cui ci si può sporcare. La tuta ebbe un successo incredibile perchè permetteva ai lavoratori di essere coperti dal collo alle caviglie: i loro abiti a fine giornata non erano più da buttare via.
Nel 1917
Lee fu il primo marchio a fare pubblicità su scala nazionale negli USA, perfino i militari impegnati nella Grande Guerra indossavano il loro denim.
Negli anni successivi il marchio sviluppò altri modelli, studiati principalmente per i cowboy, tra cui i jeans con la cerniera al posto dei bottoni e le giacche. La vera svolta fu nel 1950 quando con il boom economico le vendite iniziarono a crescere ancora di più. Lee nel corso degli anni si trasformò in un brand globale, non solo per agricoltori e lavoratori, ma per tutti, diventando un icona del denim americano.
Wrangler
Nei primi anni del 900′ la Blue Bell, un’azienda produttrice di denim per il
workwear, assume un sarto noto come Rodeo Ben, che si occupava di
vestiti per i cowboy. La figura dei cowboy era centrale nella cultura americana degli anni 40′: folle festanti assistevano ai loro spettacoli e per la popolazione essi erano dei miti.
Quello del cowboy era però un duro
lavoro, che necessitava di un abbigliamento resistente ma che allo stesso tempo avesse
stile e qualità: il denim era la risposta. L’obiettivo era infatti quello di attirare l’attenzione del
pubblico durante gli show e l’innovazione alla base del marchio Wrangler ruota proprio intorno a questo bisogno.

Rodeo Ben e la sua squadra di sarti negli anni misero a punto varie modifiche per rendere
i jeans più funzionali per i cowboy. Rivetti piatti per non graffiare la sella, taschine per l’orologio, cuciture piatte per una cavalcata più comode e sette passanti per la cintura invece dei classici cinque.
Il nome del brand fu scelto a seguito di un concorso con gli operai dell’azienda. A vincere fu la parola
Wrangler perchè in inglese significa “attaccabrighe”, mentre in americano si può interpretare come “uomo che per lavoro si prende cura di un animale”, quindi un cowboy. Così nel 1947 in North Carolina nasce Wrangler, un marchio di jeans che rimarrà per sempre nella storia del denim americano.
Denim giapponese
A metà novecento entra in scena il
Giappone, dove anche in questo caso la guerra ricoprì un ruolo chiave. I soldati americani prima di lasciare il paese alla fine delle ostilità, iniziarono a trafficare sul mercato locale vari capi di abbigliamento. Tra questi fu proprio il denim ad affascinare il popolo giapponese e a diffondersi in maniera capillare.
In pochi anni si sviluppò una produzione fortemente caratterizzata
dalla qualità e dall’utilizzo del raw denim, la versione pura del tessuto, ottenuto subito dopo il lavaggio con la tintura naturale
indigo.

Mentre in tutto il mondo il jeans è prodotto e distribuito in forma massificata, nel Sol Levante nel 1973 nasce
la prima azienda che produce jeans artigianalmente con denim importato dagli USA, la Big John. Poco tempo dopo la Kurabo inizia a produrre il tessuto denim e a rifornire le numerose aziende locali, divenendo la fabbrica simbolo del denim in Giappone.
Ciò che differenzia maggiormente il denim giapponese da quello americano è l’elemento artigianale e la cura della qualità del singolo capo.
Il denim giapponese è infatti
curato in ogni dettaglio, dalla colorazione con tinture naturali ai tagli della stoffa, fino all’uso di un materiale meno trattato e più autentico. Ciò conferisce al prodotto un’alta qualità e lo rende unico, oltre che
molto costoso.
Tuttavia i brand che nell’immaginario collettivo occidentale hanno reso celebre il denim sono tutti negli Stati Uniti.